Prima di iniziare dobbiamo fare due premesse.
The Shade è un marchio registrato al 50% da Arcigay Firenze, dove The Shade nasce, e da Underdogs Srl Società Benefit, la realtà indipendente che abbiamo fondato nel 2022 per occuparci di organizzazione e messa in scena di eventi artistici, talk e formazioni, il tutto con una filosofia queer che inizia dall’organizzazione, passa dai rapporti umani con i collaboratori interni ed esterni e si chiude con le messe in scena.
The Shade non è il Toscana Pride, e non fa parte del Toscana Pride, questa puntualizzazione è dovuta al fatto che le richieste di presa di posizione arrivateci spesso confondevano i due piani. Valerio e Riccardo hanno dato la disponibilità ad aiutare l’organizzazione logistica e del palco, hanno messo a disposizione il loro Know How e la propria rete di contatti, e il Team The Shade ha avuto il piacere di organizzare la festa ufficiale.
Abbiamo comunque deciso di rispondere alle richieste di presa di posizione per un motivo. Avvertiamo, ma ci potremmo sbagliare, che tutti e due i protagonisti di questa vicenda si stiano dimenticando della cosa principale: le persone LGBTQIA+ che non per forza militano in una di queste realtà ma che costituiscono la ragion d’essere di entrambe. Se la nostra lotta politica, le nostre azioni e il nostro attivismo riguardano comunità e persone oppresse, dobbiamo sempre ricordare cosa significa, o cosa può significare, quell’aggettivo. “Oppresse” significa “ferite”, da un sistema di potere che marginalizza, silenzia e schiaccia le differenze. Oppresse significa “fragili”, non perché deboli, ma per l’effetto continuo del conflitto, che agisce a tanti livelli. Oppresse significa “in pericolo”, perché sotto costante attacco: politico, istituzionale, culturale, fisico. Chi lotta per le comunità LGBTQIA+ non può con le sue azioni e i suoi progetti mettere più in pericolo, rendere più fragili, ferire e marginalizzare o silenziare, persone che vivono già il peso di una lotta, la nostra lotta. E lo scriviamo per ricordarlo anche a noi stessə.
Speriamo con questa lettera di dare un piccolo contributo alla risoluzione della questione o ad almeno un alleggerimento della tensione perché questo mondo non è binario.
Andremo per punti, su ogni tema per cui c’è stata chiesta una posizione.
Polis Aperta.
Crediamo che la presenza di Polis Aperta debba essere rimessa in discussione. Questo per noi non significa che Polis Aperta non dovrebbe partecipare ai Pride a prescindere, significa che è necessario un confronto serio per arrivare a fondo delle questioni irrisolte, per trovare risposte che non siano semplicemente simboliche ma calate il più possibile nella realtà. Noi avremmo delle cose da dire al riguardo ma questa non è la sede per porle sul tavolo, serve un luogo e un momento in presenza dedicati solo a questo.
Chiaro è che le due parti, per confrontarsi seriamente e serenamente, devono fare i conti con la possibilità che la sintesi non coincida esattamente con l’idea con cui ognuna era partita (spoiler: non coincide mai).
Questo mondo non è binario.
Violenze.
A noi non piacciono le violenze, ogni atto di violenza. La gravità della carica della polizia è indubbia, non viene messa in discussione, soprattutto perchéperchè viene vissuta come un’azione di oppressione, cosa che in effetti è. Riteniamo la presenza della polizia ai Pride problematica per la natura stessa dei Pride, e allo stesso tempo crediamo che le amministrazioni non debbano venir meno ai loro doveri ma debbano agire per garantire sicurezza dei cittadini che manifestano, attraversano la città in parata, si riprendono lo spazio pubblico. Gestire la città, il traffico, la viabilità, non è nostro dovere. Organizzarci internamente e garantire a tutte le soggettività presenti alla marcia sicurezza, spazio e benessere, sì. Dovere che (come comunità) abbiamo mancato se non siamo riuscitə a risolvere per tempo contraddizioni interne e conflitti, che si sono riversati sulle persone in parata.
Troviamo miope, molto miope, la ricostruzione fatta sui social da parte di alcunə esponentə di Polis Aperta, miope perchè esente da una presa di responsabilità, anche parziale, che possa gettare le basi per un possibile dialogo futuro.
Noi non sappiamo se sia stato dato l’ordine alla polizia di reagire ma, nel caso sia successo, ci auguriamo che chi ha dato questo ordine, chiunque sia, si prenda la responsabilità dell’accaduto di fronte alle comunità LGBTQIA+.
Violento è, in modo minore ma non trascurabile né ignorabile, l’andare addosso ai passanti urlando, “caricare” le persone dello staff Toscana Pride che cercavano di tenere l’area in testa al corteo la più sicura possibile, fischiare e offendere urlando Vincent Vallon (che per il suo impegno in tanti campi ma soprattutto in quello di aiutare giovani persone in transizione dovrebbe essere non solo rispettato, ma celebrato da tutta la comunità), fischiare e offendere urlando le famiglie arcobaleno con accanto lə loro figliə. Sì, abbiamo assistito al momento con i nostri occhi. Pensate che quellə bambinə si meritassero altra violenza oltre a quella che stanno già subendo?
E attenzione, questo non è un tentativo di mettere lə bambinə davanti per appiattire e annullare la discussione, come fa la propaganda anti-gender, ma vorrebbe essere una doccia fredda per gli attori di tale azione. Dovete rendervi conto di ciò che è successo ed ammetterlo a voi stessə. Sinceramente? Non crediamo minimamente che siate il tipo di persone che fanno quelle azioni, ma che siate solamente state vittime dell’escalation della situazione anche nel momento in cui avete urlato che quellə bambinə sono statə compratə in provetta o che i genitori sono ricchi che hanno affittato un utero. Queste posizioni, al pari di mettere lə bambinə al centro di tutta la vicenda, vogliamo sperare siano errori dovuti, da entrambe le parti, alla foga del momento e di questi giorni di fuoco e non veramente ciò che pensate da lucidə.
Definirsi persone Queer significa anche riconoscere gli errori e da quelli imparare e ripartire.
La rabbia, l’aggressività e la violenza sono strumenti, ripetiamo che a noi non piacciono ma é storicamente vero che alle volte può essere l’unica soluzione per ribellarsi. Quello che noi non ci spieghiamo é come possa essere successo che un gruppo di persone che si definiscono frocie abbiano scelto come target da colpire lə loro sorellə solo perché quest’ultime la pensano in modo diverso sulle modalità strategiche con cui condurre la propria lotta, la stessa lotta. Quello che noi non ci spieghiamo è come sia possibile che i responsabili del Toscana Pride non abbiano trovato un modo per dialogare e trovare delle soluzioni praticabili.
Questo mondo non è binario.
Attivismo Istituzionalizzato.
C’è una premessa da fare prima di parlare di questo tema, noi crediamo che ci sia un grande fraintendimento di fondo che é il tipo di potere che viene attribuito al Toscana Pride. Il Toscana Pride non detiene quel tipo di potere che gli viene attribuito. Quel tipo di potere in questo momento lo detengono i partiti al governo, quelli all’opposizione, le associazioni di cristiani fondamentalisti… Loro.
Le lotte si possono portare avanti su tanti fronti, ognunə dovrebbe portarle avanti secondo la sua particolare inclinazione ricordando sempre che altrə, all’interno della stessa comunità, porteranno avanti la lotta con modalità e ruoli diversi (e per fortuna!).
L’attivismo istituzionalizzato è quello che permette la creazione di servizi che vanno a sopperire le mancanze delle istituzioni stesse. In un mondo migliore, non avrebbe ragione di esistere. In questo mondo, in questo momento storico risponde a necessità di singole persone e intere comunità in ambiti come la salute, lə famigliə, l’accoglienza di persone in difficoltà, la divulgazione, la formazione… In questo mondo, in questo momento storico, non interloquire con le istituzioni significa abbandonare un pezzo di comunità a se stessa. Interloquire non significa essere collusi. Significa essere in ascolto, pure delle critiche, perché il pericolo della manipolazione (da parte di media, realtà istituzionali, imprese pubbliche private e partecipate) è sempre dietro l’angolo, ma non è un buon motivo questo per abbandonare il tavolo. Crediamo che argomentazioni generiche e metaforiche, narrazioni su chi è in “giacca e cravatta arcobaleno”, non fanno che alimentare la rabbia e disperderla senza un vero obiettivo, rischiando di stigmatizzare tutto un mondo di mediazione faticosa, a volte fallimentare, con la politica. Anche fare dissidenza è faticoso e a volte fallimentare: e ammettere i relativi errori, e trovare strategie comuni (magari non conseguenti, ma parallele) è sicuramente più utile.
Questo mondo non è binario.
La Festa Ufficiale.
Il costo del biglietto della festa ufficiale è servito a pagare 12 artistə, e chi lavora alla parte grafica, foto, visual, videomaker, e la parte organizzativa che ha compreso 5 persone, tutte persone Queer. È servito a pagare tutto il personale dello spazio che ci ospita da due anni senza dimenticarsi delle Tasse, contributi, IVA, servizi ecc… Infine, ma non meno importante, il sostegno al Toscana Pride. Dall’incasso, tolti i costi sopra citati, doneremo i primi 1500 euro e il restante sarà fatto a metà, la cifra esatta sarà comunicata appena La Limonaia ce li avrà comunicati. Il costo della serata è quindi calibrato secondo tutte queste necessità, alcune di queste sarebbero ovviabili se il Toscana Pride aprisse all’opportunità di sponsorizzare il Pride, azione che dovrebbe avere delle regole chiare per evitare di dare spazio a sponsor in cerca di rainbowcizzazione.
La parte che spetterà ad Underdogs sarà investita nei compensi mensili alle due persone a tempo pieno e un’altra part time che lavorano su The Shade e i progetti che hanno come scopo quello di creare consapevolezza che le persone LGBTQIA+ esistono e non hanno la stessa esperienza di vita di chi nasce etero, Cis, bianco, abile, ricco, cittadino regolare, con corpo conforme, della religione predominante, con una vita e desideri sessuali accettabili dalla societa… La lista non finisce ma la conosciamo tuttə anche troppo bene.
Sottolineiamo che tutte le persone che fanno parte di Underdogs e/o The Shade condividono questa missione secondo la propria natura, siamo persone di spettacolo, secondo i loro personali linguaggi artistici e con posizioni spesso molto differenti, ma che coesistono in un percorso comune.
Tradotto, il nostro compito nella società è fare politica tramite i nostri linguaggi artistici e non prendere parte ad un gioco al massacro inutile e dannoso per tutte le identità che stanno fuori dall’odiosissima norma. Noi abbiamo l’ambizione di essere quello spazio in cui si sperimenta, ci si sorprende di cosa si scopre su noi stessə per poi portarlo nella vita vera con orgoglio e senza la fottutissima vergogna.
Ce la faremo? Chi lo sa.
Saremo perfettə? Sicuramente no.
Ci faremo abbattere da alcuni fallimenti? No, li useremo per capire ed agire di conseguenza. La festa costava troppo? É costata quanto una serata di The Shade ed è stato molto difficile, per le questioni sopra elencate e per l’idea che avevamo dell’esperienza che volevamo creare, restare all’interno di quella cifra. É un problema? Probabilmente sì, e il progetto per rendere le nostre feste più accessibili economicamente è già partito. Per questa ragione siamo statə molto felici, e ci speravamo, che siano state organizzate altre due feste con pubblici di riferimento e prezzi diversi in particolare che ci sia stata una festa gratuita all’interno della programmazione dell’Estate Fiorentina 2023 di Arci Firenze, grazie al contributo del comune di firenze, dei fondi del PNNR, di un’associazione di agenzie di assicurazione, un’azienda di “gelati, croissanterie surgelata e dolci da ricorrenza” e due aziende che producono energia.
Chi ha necessità di vivere il nostro spazio e non se lo può permettere ci scriva, c’é sempre bisogno di piccoli aiuti da ricambiare.
Questo mondo non è binario.
The first Pride was a riot.
Noi abbiamo marciato con tutto il nostro splendore e il nostro schifo sapendo che saremmo statə vistə, ripresə, fotografatə, anche questo è il contributo che diamo al Pride.
Questo mondo non è binario.
“Per non dividerci è necessario mettere in discussione la propria posizione di privilegio”, focalizzare il nostro reale nemico e usare gli strumenti giusti al momento giusto.
Noi vi abbiamo detto la nostra, adesso per favore (parliamo a tutte, tutti e tuttu) non tirateci dentro al tritacarne, tirateci dentro ad un percorso di confronto e di dialogo. Saremo più che felici di farne parte e portare il nostro contributo.
Grazie a tuttə per essere arrivatə in fondo.